Fiumano

Prosecco Treviso DOC
Spumante Brut

11% vol – 750 ml

Prosecco DOC prodotto con sole uve Glera delle colline della provincia di Treviso ad una altitudine di 150 mt. slm. La fermentazione dura 30 giorni in serbatoi di acciaio inox, dove il vino viene mantenuto fino alla presa di spuma e poi filtrato e imbottigliato È un vino spumante che rientra nella categoria Brut, con il suo residuo zuccherino di 10 gr./lt.

Spuma persistente e perlage fine. Profumi intensi, con note fruttate. Un’armonia ed eleganza che contraddistingue gli spumanti Brut.

Temperatura di servizio 7 – 8 °C

Spumanti e Frizzanti Metodo Martinotti / Charmat

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Che cosa c’è dentro una bottiglia di Prosecco?

Quando stappi un Prosecco, quali uve stai versando nel bicchiere? Il re è il Glera, obbligatorio almeno all’85% per disciplinare: è lui a dare quel gusto fresco, con note di mela e fiori. Ma il restante 15% può fare la differenza, cambiando il profilo di ogni bottiglia.

Nel DOC, più comune, il mix è vario: Verdiso aggiunge un tocco erbaceo, Perera porta sentori di pesca, mentre Bianchetta Trevigiana regala acidità e finezza. Spesso si incontrano anche Chardonnay, per morbidezza, o Pinot Nero, vinificato in bianco per struttura o in rosso per il Rosé (dove è fisso al 10-15%). La Glera Lunga, meno diffusa, intensifica l’aroma.

Nel DOCG, come Conegliano Valdobbiadene o Asolo, le uve autoctone la fanno da padrone: Verdiso, Bianchetta e Perera, coltivate da secoli sulle colline venete, si uniscono al Glera per esaltare il territorio. Per gli spumanti, si possono aggiungere Chardonnay o Pinot, ma nei calici più pregiati — come il Cartizze, il cru di Valdobbiadene da 106 ettari con i suoi profumi di mela matura e fiori — il focus resta sulle varietà locali. Qui, i produttori spesso puntano su Glera puro o lo accostano a piccole dosi di Bianchetta o Perera, figlie dello stesso suolo.

Ogni bottiglia è una scelta: uve diverse, stesso cuore. DOC o DOCG, è sempre un sorso di tradizione.

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Il Fenomeno Prosecco: una storia avvincente

Negli ultimi decenni, il Prosecco si è imposto come un fenomeno enologico globale, passando da vino di nicchia del Nord-Est italiano a emblema di convivialità e trionfo commerciale sui mercati internazionali. Il suo boom esplode negli anni ‘90, spinto da una domanda crescente, conquistata dalla leggerezza fruttata e dalla freschezza delle sue bollicine, rese inconfondibili dal metodo Martinotti-Charmat. Eppure, questa ascesa ha radici più profonde, intrecciate alla storia di un territorio unico.
Nel 1962, undici produttori di Valdobbiadene e Conegliano fondano un consorzio per promuovere il Prosecco, dando il via a un cammino di valorizzazione. L’anno dopo, nel 1963, Valdobbiadene ospita la prima Mostra Nazionale degli Spumanti, un evento che riunisce i principali produttori italiani di bollicine e accende i riflettori sul Prosecco, gettando le basi della sua futura celebrità. Con il tempo, la fama crescente spinge la coltivazione oltre i confini originari, preparando il terreno per un’espansione che conquisterà il mondo.

La Denominazione di Origine Controllata
Nel 1969, la zona tra Conegliano e Valdobbiadene ottiene la Denominazione di Origine Controllata (DOC), una certificazione che tutela 15 comuni e definisce standard di qualità. Quattro anni dopo, nel 1973, anche le colline di Asolo e del Montello conquistano la propria DOC, distinguendosi per la finezza delle bollicine, figlie di un microclima unico e di una tradizione vitivinicola radicata.

La svolta del 2009
Il 2009 segna una rivoluzione: la zona DOC si amplia a nove province tra Veneto e Friuli Venezia Giulia, abbracciando terreni pianeggianti e colline che danno vita a un Prosecco fresco e versatile, perfetto per il mercato globale. Nello stesso anno, le colline di Asolo si elevano a DOCG, regalando vini di rara eleganza, custoditi da viticoltori che ne preservano il paesaggio con dedizione. Nelle colline di Conegliano e Valdobbiadene, anch’esse promosse a DOCG, il Glera raggiunge vertici di eccellenza, sublimandosi nel Cartizze, un cru di Valdobbiadene dalla raffinatezza leggendaria. Nel 2019, questo territorio si fregia del titolo di Patrimonio UNESCO, un omaggio al suo paesaggio vitivinicolo, scolpito da secoli di armonia tra uomo e natura, dove ogni vigneto racconta una storia di bellezza senza tempo.
Oggi, con oltre 28.000 ettari coltivati, la produzione supera i 600 milioni di bottiglie all’anno, eclissando lo Champagne (circa 400 milioni) ma con prezzi più democratici, un successo che ha trasformato il Nord-Est italiano in una potenza enologica.

Versatilità a tavola
Re degli aperitivi e della convivialità, il Prosecco sorprende anche a tavola. L’Extra Dry (12-17 g/l di zuccheri) si abbina a risotti ai frutti di mare o dolci alla frutta; il Brut (<12 g/l), fresco e secco, valorizza antipasti di pesce o sushi. L’Extra Brut (<6 g/l), sempre più apprezzato, esalta crostacei e formaggi freschi. Cresce anche la nicchia dei Prosecco “col fondo”, rifermentati in bottiglia secondo una tecnica antica: torbidi e con sentori di lievito, evocano le origini del vino e si sposano con salumi o piatti rustici come polenta e funghi. Recentemente accolti nei disciplinari DOC e DOCG, questi spumanti riscoprono la tradizione con uno sguardo moderno.
In un calice di Prosecco si respira l’orgoglio di un territorio, l’intuizione di un successo e la capacità di sedurre il mondo, una bollicina alla volta. È un vino che intreccia passato e futuro, invitando a scoprire quali altri tesori questa terra saprà ancora offrire.